Se succedesse a mio figlio?

di Emanuele Fiano
E se invece che a Tolosa fosse successo a Milano, alla scuola ebraica dove io porto mio figlio? E se invece che 3 i bambini morti fossero 10? E se il ragazzo marocchino arrestato a Brescia fosse arrivato fino in fondo al suo lavoro e si fosse magari fatto esplodere di fronte alla sinagoga di Milano?
E se invece che speranza, fiducia nel dialogo, desiderio di convivenza, i nostri cuori di uomini e donne democratiche, e di ebrei italiani educati dalla Resistenza al culto della libertà e della democrazia si facessero prendere dallo sconforto, dalla frustrazione e dalla rabbia, e scegliessimo la via della chiusura e dell’odio contro odio, o della fuga dai luoghi meno sicuri dell’occidente?
Allora, solo allora, i kamikaze, i neonazisti, i terroristi che studiano le dislocazioni delle comunità ebraiche, i nemici degli ebrei e della pace, allora sì, avrebbero vinto, e ci avrebbero spinto a ritroso nella storia quando ci si nascondeva e si aveva paura. Ma nessuna vittoria può essere concessa a tavolino ai violenti e ai fondamentalisti. Noi non dobbiamo fermare la passione e la speranza per una società migliore.
Nessuno di noi sa ancora con certezza se il terrorista di Tolosa si sia mosso da solo, animato da follia antisemita, o se fosse il terminale di un’organizzazione neonazista e xenofoba, ma certezze ce ne sono già. Per noi genitori ebrei del mondo, questa mattina non sarà la stessa mattina. Saranno ancora di più le camionette della polizia, dei carabinieri o dell’esercito intorno alle scuole dove portiamo i nostri figli ebrei, saranno di più i controlli e di più la nostra paura, più guardinghi e più di fretta i nostri saluti.
Insomma, paura, incertezza, rabbia, impotenza, sono i sentimenti che si affastellano mentre proviamo a ragionare su cosa fare, su come si reagisce. E un sentimento di sfiducia riaffiora, nella testa di chi come me pensa che un mondo migliore possa sempre sorgere. C’è un destino di morte per il mondo? Ce ne è uno di paura e di fuga perenne che attraversa i secoli per gli ebrei? Ci sono strade per combattere l’odio? Non sono questi i momenti per darsi risposte convincenti, questo è il momento della solidarietà, come fu a suo tempo per la famiglia Tachè a Roma nel 1982, e non dobbiamo avere paura, anche se è umano, la paura deve dare il suo posto al ragionamento.
Il nostro posto nel mondo, per noi ebrei, sarà sempre scomodo, noi che testardamente coltiviamo le radici lontane contro l’ingiuria del tempo, noi che vogliamo essere sentinelle dell’ingiustizia e della discriminazione; ma io non mi piego ad occuparmi solo del nemico mortale, che esiste, è forte e vuole ucciderci. Io voglio vivere il mio ebraismo con passione e con amore per il mio popolo e per la nostra storia, voglio vivere il mo essere orgogliosamente italiano con serenità, voglio essere all’altezza dei valori di convivenza, di apertura e di lungimiranza che l’ebraismo nei secoli ha dimostrato, ebraismo che è sopravvissuto perchè ha saputo essere se stesso, il popolo della Torà prima e anche l’ebraismo laico poi, senza mai perdersi, convivendo con tutti.
Ecco, io ho paura dei nemici sì, ma ho anche paura che ci si chiuda in noi stessi, tradendo la forza della nostra storia. Come disse Izhak Rabin parlando delle trattative di pace in Medio Oriente bisogna continuare il dialogo come se i terroristi non esistessero e bisogna continuare a combattere i terroristi come se il dialogo non esistesse. Sia benedetto il ricordo di coloro che sono stati uccisi ieri a Tolosa perché ebrei, ma non permetteremo ai terroristi di averla vinta sulla nostra storia.


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