Proposta per gli scrutatori
Il prossimo 25 maggio ci saranno le elezioni Europee.
“Lo avrai
camerata Kesserling
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi
non con i sassi affumicati dei borghi inermi
straziati dal tuo sterminio
non con la terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non con la neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non con la primavera di queste valli
che ti vide fuggire
ma soltanto con il silenzio dei torturati
più duro d’ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi che volontari si adunarono
per dignità non per odio
decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo
su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi con lo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama ora e sempre
Resistenza.”
Con queste parole, Piero Calamandrei rispose ad Albert Kesselring, il generale nazista che dichiarò di meritare una statua dagli italiani, per l’opera da lui compiuta come comandante in capo delle forze di occupazione tedesche nel nostro Paese (tra le sue “opere”, Marzabotto, Sant’Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine…).
Ma lasciando da parte i deliri del generale Kesselring, concentriamoci un momento sulle parole di Calamandrei, in particolare sulle ultime due righe: cosa rimane, oggi, dopo 69 anni, di quel “monumento che sia chiama ora e sempre Resistenza”?
Che cosa rappresenta la Resistenza, ora che i testimoni diretti di quei giorni sono sempre meno?
E, cosa ancora più importante, che cosa rappresenta per noi giovani di 15-20-30 anni, che quelle storie le abbiamo solo sentite dai nonni o lette nei libri?
Come detto, la Resistenza è un monumento, e come tale deve essere trattato: se un monumento non viene curato, protetto, ripulito, finisce per essere rovinato dal vento, dalle piogge, dai ragazzetti che ci scrivono sopra (e sì, pure dai piccioni). E anche per la Resistenza vale lo stesso discorso: se non ce ne prendiamo cura, se la diamo per scontata, quel ricordo viene rovinato. Rovinato dal passare del tempo che offusca la memoria, rovinato da chi dice “A me la storia, la politica, non interessano!”, rovinato da chi cerca di imbrattarlo (come i ragazzetti di cui sopra…o i piccioni, decidete voi) con il fango del revisionismo (che è cosa ben diversa dalla ricerca storiografica, sia chiaro).
Ogni volta che leggo o sento queste derive revisioniste con cui una certa destra cerca di riscrivere la storia della lotta partigiana, giustificando chi ha combattuto per la Repubblica Sociale Italiana o ponendo sullo stesso piano le due fazioni, mi tornano alla mente le parole di Italo Calvino: “Dietro il milite delle Brigate Nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, che di queste non ce ne sono”.
Da qui io voglio ripartire. Dalla consapevolezza che la nostra Repubblica, nonostante alcuni “rami malati”, da estirpare e far rifiorire, ha le sue radici, forti e profonde, nell’antifascismo, nella lotta di Resistenza, su quei monti su cui tanti sono saliti e da cui troppo pochi sono potuti scendere.
Ci ripetono, da sempre più parti, che siamo in un’epoca post-ideologica, che le “grandi narrazioni” sono finite, che i valori del passato vanno messi da parte per guardare al futuro, ma come quellalbero non potrebbe sopravvivere senza le sue radici, così la nostra Repubblica e la nostra Costituzione non potranno mai essere forti, se noi giovani, soprattutto noi giovani, colpevolmente dimentichiamo le loro origini.
E allora mi permetto, molto sommessamente, di contraddire in parte Piero Calamandrei: la Resistenza non è un monumento nella piazza del paese di cui ci ricordiamo il 25 aprile di ogni anno, non può e non deve essere solo questo.
La Resistenza sono le fondamenta su cui ogni giorno dobbiamo costruire la nostra casa, le nostre vite.
Buona Festa della Liberazione a tutti, dunque, a chi “ci crede” e a chi no. Sì, anche a loro, perché, se oggi sono liberi di dissentire, è proprio perché dei giovani come noi hanno dato la vita per liberarci dal giogo dell’autoritarismo fascista.
Ora e sempre, Resistenza.
Dennis Turrin
Il Comitato cittadini che da anni si oppone alla Ca’ di Capri ha presentato, come promesso, il ricorso al TAR contro l’autorizzazione di apertura concessa dalla Regione Veneto.
Le osservazioni e le motivazioni presenti nel documento presentato dai legali del Comitato descrivono un quadro preoccupante e di gran lunga peggiore rispetto a quello che avevamo ipotizzato in Consiglio Comunale a sostegno della nostra mozione con la quale chiedevamo a tutta l’amministrazione di impegnarsi affinché il Comune di Sona di opponesse con forza al provvedimento regionale. In quell’occasione siamo rimasti da soli, con la maggioranza che ha votato contro alla nostra proposta e le opposizioni che hanno preferito astenersi.
Pubblichiamo di seguito il Comunicato con il quale il Comitato ha presentato il proprio ricorso al TAR. Come potrete leggere, ci sono motivi per preoccuparsi…
Scarica il comunicato in versione PDF
L’8 Luglio 2013 il nostro gruppo consiliare ha presentato una mozione per chiedere di aderire ad un progetto gratuito che consentiva l’interazione tra cittadini e amministrazione circa il miglioramento del decoro urbano. Mozione che è stata discussa il 29 agosto in Consiglio Comunale e che è stata ritirata dal nostro rappresentante Enrico Cordioli, dopo l’intervento dell’assessore Bianco, che prometteva grandi cose per il nuovo sito del Comune di Sona.
Nello specifico:
“noi vorremmo fare nostra, come maggioranza, speriamo come Consiglio, una versione 2.0 di questa mozione, ovvero provare ad andare oltre il progetto arredo urbano e dare mandato a questa maggioranza, e al Consiglio tutto, per cercare di fare il prima possibile un’azione di adozione di uno strumento che […] provi a dare questa bidirezionalità, in modo che noi possiamo comunicare con i cittadini e i cittadini possono comunicare con noi”
“Ma in fretta ovviamente, perché il sito non aspetta e il mondo Internet va ad una velocità pazzesca, come sapete”
Sono passati ormai oltre nove mesi da quando è stata presentata e più di sette mesi da quando è stata discussa ma ad oggi nulla. In questo lasso di tempo, come minoranze, abbiamo ricevuto in data 2 dicembre una mail dell’allora assessore Bianco nel quale venivamo informati delle intenzioni sul nuovo sito e che quanto da noi richiesto sarebbe stato inserito nella nuova versione.
Nuovo sito, che avevamo messo anche sul nostro programma elettorale, e possibilità per noi cittadini di interagire con la “macchina comunale”… la nostra richiesta accolta, quindi potremmo essere più soddisfatti di così?
Siamo sicuramente soddisfatti ma, a rischio di passare per pignoli, non possiamo pensare che si poteva far meglio, più in fretta perché, per come la vediamo noi, questi sono stati nove mesi persi dal punto di vista della partecipazione attiva.
Gruppo Consiliare Nuove Prospettive – Partito Democratico
Mirko Ambrosi