Costi della politica, le proposte del PD

Il Partito democratico ha presentato una proposta in 11 punti: riduzione dei parlamentari, abolizione dei vitalizi, accorpamento delle Province e taglio auto blu.

1 – allineamento agli standard europei del trattamento economico e dei servizi per i parlamentari.
2 – superamento dall’inizio della prossima legislatura del vitalizio con l’introduzione di un sistema contributivo.
3 – introduzione di un contributo di solidarietà dai vitalizi in corso in proporzione agli importi.
4 – trattenuta per i deputati per le assenze ai lavori di commissione.
5 – modifica dell’attuale rimborso per il rapporto con gli elettori, con una quota forfettaria e una corrisposta dopo la presentazione di giustificativi.
6 – riduzione degli spazi per gli uffici dei deputati.
7 – introduzione di un tetto massimo per i biglietti aerei.
8 – adeguamento ai prezzi di mercato dei servizi di ristorazione, barberia ecc. O soppressione di tali servizi.
9 – drastica riduzione della produzione di documenti cartacei.
10 – blocco delle assunzioni, congelamento degli aumenti per il personale Camera, limitazione delle consulenze e dei servizi esterni.
11 – pubblicazione sul sito internet Camera delle risorse messe a disposizione dei deputati nel bilancio della Camera.

Dal primo gennaio 2012 il vitalizio è stato abrogato. Infatti, è stata approvata, tra le altre, la proposta del PD, ovvero la trasformazione dei vitalizi dei parlamentari in un normale trattamento pensionistico uguale a quello di tutti gli italiani e il contributo straordinario per i trattamenti più alti già in corso.

Inoltre, le altre proposte presentate sono:

– Riduzione del numero dei parlamentari. Il Pd ha presentato da tempo diverse proposte di legge per ridurre entro la legislatura, il numero dei parlamentari e cambiare le funzioni del Senato. Per esempio, una Camera con 400 deputati e un Senato Federale con 200 senatori.

– Retribuzioni dei parlamentari. Il Pd punta a modificare la legge del 1965 che lega la retribuzione dei parlamentari alla retribuzione dei magistrati italiani, per scegliere un nuovo parametro. L’obiettivo è di allineare l’Italia alla media delle retribuzioni dei parlamentari degli altri paesi europei.

– Risparmi e trasparenza su affitti e servizi. Il Pd propone di lavorare concretamente all’interno dei bilanci di Camera e Senato per ridurre la spesa collegata agli immobili (affitti), per dare trasparenza e risparmiare sui servizi offerti.

– ulteriori proposte:

1. L’accentramento dei comuni più piccoli.

2. L’accorpamento delle province sotto i 500.000 abitanti (di fatto si arriverebbe ad un dimezzamento delle attuali province).

3. L’accorpamento delle società che fanno capo ai comuni (un comune non potrà avere più di una società: e così verrebbero meno migliaia di aziende, con i relativi consiglieri).

4. La totale incompatibilità dell’incarico dei parlamentari con qualsiasi altro incarico (sindaco, consigliere, presidente di provincia…).

5. Taglio delle auto blu e dei voli blu, limitandone l’uso a chi ne ha davvero bisogno.

6. Reintroduzione del tetto alla retribuzione dei manager pubblici.



Albaredo, malapolitica leghista

Il sindaco Paolo Menegazzi ha pensato per sé, per il suo vice e per gli assessori con un esagerato aumento di stipendio (il massimo consentito dalla legge) in pieno disprezzo per la situazione attuale, nella quale vengono chiesti sacrifici enormi a tutti in cittadini per coprire i buchi lasciati proprio dal governo della Lega e del Pdl.

Al Sindaco vanno 2.788,86 euro mensili con un aumento del 125 %

Al Vice Sindaco vanno 1.115,54 euro mensili con un aumento dell’ 80 %

Agli Assessori vanno  780,88 euro mensili con un aumemto del 40 %

Hanno rovinato l’Italia distruggendo i conti pubblici, aumentando le tasse, difendendo sprechi e privilegi e aumentando la disoccupazione. Ora rovinano anche Albaredo D’Adige, lasciando in eredità solo disastri e nuovi debiti.

La Lega, anche ad Albaredo D’Adige, dimostra quello che sa fare meglio: accettare qualsiasi compromesso e qualsiasi legge “ad personam”, pur di ricavarne qualche tornaconto. Lavora sempre e soltanto per sé stessa, mai per i cittadini. Si muove senza sensibilità e incurante della vera solidarietà.
In Parlamento, tra una caciara e l’altra, la Lega si traveste pure da operaia per far dimenticare che fino a ieri colpiva i salari e il welfare.
Non dimentichiamo che per anni al governo ha partecipato al taglio dei servizi sociali, degli enti locali e dei trasporti fino alla vergogna della cancellazione della norma che vietava ai datori di lavoro di far firmare dimissioni in bianco, principalmente rivolta contro le donne che diventavano facilmente scaricabili in caso di maternità.
Non dimentichiamo che al governo ha avvallato l’eliminazione degli anni dell’università e del servizio militare dal calcolo delle pensioni: provvedimenti poi eliminati solo dalle sollevazioni popolari.
Non dimentichiamo ancora che, nell’ultima manovra di Bossi e Berlusconi, nelle deleghe su fisco e assistenza ha previsto, in caso di mancato reperimento di una ventina di miliardi, il taglio drastico al settore assistenziale (comprese le pensioni di reversibilità), alle detrazioni per i mutui casa, alle spese sanitarie e alle detrazioni sui figli a carico.

La Lega locale non poteva che agire con la stessa logica della Lega nazionale.

Ad Albaredo D’Adige ha tagliato i contributi alle scuole materne, gli aiuti alle associazioni, il sostegno alle famiglie e alle persone bisognose. Ha anche ridimensionato oltre l’inverosimile la biblioteca, bloccato per anni l’apertura del nuovo teatro che poteva e può essere punto di riferimento per tutte le attività culturali dei gruppi di volontariato e delle associazioni (ora l’utilizzo è solo parziale e strumentale).
Ha creato da subito disagi con i pazienti e forti contrasti con il personale della Casa di Riposo, proponendo progetti megalomani che, se realizzati senza rigidi criteri di prevenzione e di controllo sulla spesa in fase contrattuale, penalizzeranno irrimediabilmente nei prossimi anni i bilanci comunali.
Ha sguinzagliato scagnozzi per tutti i locali Albaretani a predicare che l’amministrazione è bloccata perché mancano i soldi per via del patto di stabilità che li priva di risorse.
Hanno tagliato, bloccato tutto e tolto ai cittadini di Albaredo D’Adige qualcosa come 100.000 euro all’anno.


“Non licenziare, ma far lavorare”

“La riforma del mercato del lavoro ci vuole ma oggi il problema dell’Italia non è buttar fuori la gente, il problema è come si entra nel mondo del lavoro, come si crea lavoro, come si rende il lavoro meno precario, servono ammortizzatori sociali moderni, perciò bisogna partire da lì e poi fare la sintesi, non discutendo sui giornali. Il governo e le forze sociali si parlino”. Questa la posizione del PD, chiarita dal Segretario nazionale Pier Luigi Bersani.

Riguardo la discussione sull’articolo 18, Bersani ha spiegato: “Nel PD la sintesi c’è, è nei documenti approvati in Assemblea, se nel PD si discute, non significa che ci si divida, questa tesi è destituita di fondamento. Il PD quando è ora c’è ed è solido”.
La strada maestra è dunque quella del dialogo. “La querelle sull’articolo 18 è un falso problema”, come dice anche il presidente del Consiglio Mario Monti.

“Il PD è unito sul fatto che l’articolo 18 non è l’elemento che non fa crescere l’economia”, ha detto il vicesegretario del Partito Democratico, Enrico Letta, intervenendo durante la trasmissione Matrix. “Tutti noi passiamo il tempo incontrando artigiani, imprenditori, aziende in crisi, in ogni parte del Paese e non abbiamo mai sentito menzionare l’articolo 18 come il problema da risolvere”.

Al contrario, Letta ha citato “lo Stato che non paga i debiti, appesantito dall’apparato burocratico e che costa troppo. Sono i grandi licenziamenti collettivi quelli di cui occuparsi in questo momento, guardando ai licenziamenti individuali per affrontarli attraverso un meccanismo di ammortizzatori sociali”.

Altro tema da affrontare, sul quale il PD ha sempre insistito è quello del costo del lavoro: “Il lavoro a tempo indeterminato deve essere quello più vantaggioso, bisogna far pagare di più il lavoro precario, così da renderlo svantaggioso per le imprese”.

Secondo una indagine compiuta dalle Camere di commercio sul tema della domanda e dell’offerta di lavoro, emerge che il vero guaio, per le imprese italiane non è tanto quello dei licenziamenti, dell’articolo 18, o della flessibilità in uscita, ma la mancanza di prospettive a breve termine. Luisa Grion, in un articolo sul quotidiano La Repubblica ha riportato quello che dicono le aziende italiane e che emerge con chiarezza se si guarda all`ultimo Rapporto Excelsior Unioncamere. A frenare l`assunzione è la mancanza di nuove commesse (5,7%) o l`incertezza e la domanda in calo (14,1%), quindi nel 20 %dei casi sono le condizioni di mercato a dettare la strategia. Ecco perché non ci si lancia in nuove assunzioni: il reintegro del dipendente licenziato senza giusta causa c`entra poco e niente.

Che non sia l`articolo 18 a determinare la politica del lavoro di una azienda lo conferma anche Mario Sassi, responsabile del Welfare per la Confcommercio. “A bloccare le assunzioni sono il costo del lavoro e la crisi dei consumi – afferma – in assenza di queste due condizioni non ci può essere occupazione”.

“Due sono i temi che dovremo affrontare – ha spiegato Anna Finocchiaro, presidente dei senatori democratici – il primo è la crescita. Senza crescita non c’è lavoro per nessuno. Il secondo è affrontare la questione di chi ha perso il posto di lavoro, non riesce a ritrovarlo e vede finire gli ammortizzatori sociali. Bisogna fare in modo che finisca la dissipazione di energie e di risorse costituita dal lavoro precario”, ha concluso.

Altra questione importante è quella dei salari italiani, analizzata da Barbara Corrao in un articolo su Il Messaggero, nel quale cita la ricerca “Taxing wages” dell’Ocse, che fotografa anno per anno lo stato delle retribuzioni in ognuno dei Paesi membri dell`organizzazione. Ebbene, le statistiche pongono l`Italia in fondo alle classifiche da parecchio tempo. I salari fermi, i consumi in stallo, le famiglie in crisi alla terza settimana del mese e non sempre in grado di arrivare alla quarta, risparmi che si assottigliano. In sintesi: stipendi troppo bassi. Il salario dei giovani, un problema nel problema.

Anche il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha sottolineato che va affrontato il problema dei bassi salari. “Speriamo che Fornero decida veramente di rimettervi mano – ha commentato Stefano Fassina, responsabile per l’economia del PD – perchè è vero che i salari non hanno tenuto il passo dell’inflazione. E’ vero anche che l’aumento dei salari deve essere di pari passo con la produttività. E’ qui che bisogna agire. Non credo che i salari si possano aumentare per decreto, sgombriamo il campo dai falsi problemi come l’articolo 18 e andiamo a toccare quei nodi che possono migliorare la produttività del Paese”.


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