La Lega abbaia in piazza ma in Parlamento ostacola la lotta alle mafie

Votando contro l’arresto di Nicola Cosentino Lega e Pdl hanno messo i bastoni tra le ruote al regolare corso della giustizia. Il coordinatore del Pdl campano è accusato di gravi reati e definito dal Tribunale di Napoli come il referente politico del clan camorristico dei Casalesi. Accuse molto pesanti, avvalorate da un imponente quadro probatorio, che la Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio ha definito privo di fumus persecutionis. Nessun cittadino italiano al quale fossero state contestate quelle stesse accuse sarebbe sfuggito al carcere. Ma grazie al voto di 309 deputati il parlamentare Cosentino resterà libero. Si tratta di un’inaccettabile violazione del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Fondamentale il comportamento della Lega che, come ammesso dal capogruppo in Giunta, Luca Paolini, con i suoi voti ha salvato Cosentino. E’ l’ennesima prova che il partito di Bossi e Maroni è allo sbando ed ha ormai abbandonato la battaglia per la legalità: continuano ad abbaiare nelle piazze, ma in Parlamento ostacolano la lotta alle mafie. Ancora una volta è da registrare il comportamento scorretto dei radicali che, votando difformemente dal gruppo, hanno detto sì ad un privilegio e dato fiato all’antipolitica.

da www.deputatipd.it


Vedremo chi vuole davvero una nuova legge elettorale

Riportiamo la dichiarazione di Anna Finocchiaro, senatrice del PD, in seguito alla decisione con la quale la Consulta non ha ammesso i due quesiti referendari per modificare l’attuale legge elettorale.

“Non commento la decisione della Consulta, la rispetto ma è evidente che come PD non possiamo gioire. Quello che non è accettabile sono i commenti violenti e volgari contro un organo costituzionale. E’ ovvio che il referendum sarebbe stato uno stimolo alla riforma della legge elettorale, ma non e’ possibile compiere insinuazioni di basso profilo ed esprimere giudizi irrispettosi verso la Consulta e verso il Capo dello Stato, come ha fatto Di Pietro.
Dopo questa sentenza, sulle forze politiche che hanno a cuore la democrazia italiana e sul Parlamento pesa ancora più forte la responsabilità di cambiare il Porcellum.
Noi in Parlamento abbiamo già depositato la nostra proposta di riforma, le forze politiche che vogliono ridare il potere di scelta ai cittadini e ristabilire il giusto rapporto tra elettori ed eletti si impegnino in un confronto che porti ad una nuova legge.
Una delle cause dell’allontanamento dei cittadini italiani dalla politica risiede proprio nell’attuale legge elettorale. E’ il momento adesso di misurare la sincerità delle forze politiche che a grande maggioranza hanno detto di volerla cambiare. E’ in Parlamento e non nelle piazze che si misurerà ora la volontà riformatrice dei partiti.”


C’è vita nel PD di Sona?

(articolo pubblicato su www.ilbacodaseta.org il giorno 16 gennaio 2012 a firma di Mario Salvetti. Articolo che, purtroppo, in alcuni punti ci trova anche d’accordo, ma che sembra fare una fotografia troppo negativa non tanto della situazione di consensi ma dell’impegno e del lavoro che il Partito Democratico sta cercando di svolgere nel comune di Sona).

A Sona ci troviamo in mezzo ad un guado politico. La legislatura ha ancora un anno e qualche mese di vita (voteremo nella primavera del 2013) ma cominciano già ad avvertirsi i primi sintomi di pre-campagna elettorale, con i vari movimenti politici locali che iniziano a guardarsi attorno in previsione delle prossime amministrative che ci daranno un nuovo Sindaco ed un nuovo Consiglio Comunale.

Il guado che stiamo attraversando ci porterà alla nuova sponda, ed allora sarà agevole identificare le forze politiche che si presenteranno alle prossime elezioni, ma per adesso impedisce di fare analisi definitive. E’ un guado, ed è pertanto possibile ragionare solo in prospettiva.

Qualche settimana fa avevamo parlato della situazione del PDL, oggi proveremo a ragionare attorno allo stato di salute del Partito Democratico di Sona. Salute che non sembra delle migliori.

Il PD è guidato dall’ottobre del 2011 da Mirko Ambrosi, proveniente da Palazzolo anche se recentemente è andato a vivere fuori dal Comune di Sona. Ambrosi succede a Giorgio Tacconi di San Giorgio.

Il Partito a Sona soffre da sempre di grossi problemi di visibilità e nuota in acque basse, schiacciato nelle nostre frazioni da quelle portaerei politiche locali – in termini di voti – che sono il PDL e soprattutto la Lega Nord.

Nelle scorse amministrative del 2008 il PD non si era presentato al verdetto elettorale, preferendo un appoggio esterno alla Lista Civica L’Incontro, alla quale avevano aderito – e ora siedono in Consiglio in minoranza – Marco Aldrighetti e Giovanni Forlin e Mirko Ambrosi stesso.

Ora che l’esperienza della Lista Civica sembra finita è certo che alle amministrative del 2013 il PD di Sona si presenterà con il proprio simbolo, con una propria lista e con un proprio candidato Sindaco. E correrà quasi sicuramente da solo. Sul possibile candidato Sindaco è ancora notte fonda: Ambrosi non si è detto disponibile, Forlin non appare interessato e altri nomi per adesso non si fanno.

Una scelta, quella di partecipare con i propri colori e i propri simboli, doverosa ed apprezzabile, ma con quali possibilità? Poche, anzi pochissime se la situazione politica locale non dovesse subire una mutazione così radicale da apparire oggi impensabile.

L’elettorato di Sona è per tradizione conservatore, e le liste “di sinistra” non hanno mai avuto risultati significativi. Per trovare una sinistra che governa Sona bisogna tornare a qualche amministrazione degli anni 70-80, ma si parla di sinistra DC, quindi comunque anni luce distante da quello che può essere il PD oggi.

Al di la’ di questo motivo quasi antropologico, è evidente che il PD a Sona non riesce a canalizzare consensi e a muovere persone. Restituisce l’immagine di un circolo chiuso, frequentato solo dai soliti (volonterosi) noti. E questo in parte proprio per un atteggiamento che talvolta appare troppo elitario, ingessato e privo di una vera volontà di dialogo con le altre forze presenti sul territorio, privo di una vera volontà di aprirsi anche a chi magari non può vantare un immacolato pedigree di militanza politica. Ed in parte perché il partito paga, come scrivevamo sopra, quel “peccato originale” di essere – appunto – di sinistra. Un marchio di fabbrica che certamente a Sona non vende bene.

Come uscire da questo circolo vizioso? Non si danno consigli non richiesti, ma quello che appare a chi – come noi – osserva da fuori è un’incapacità strutturale, ideologica, culturale di cambiare pelle, di scrollarsi di dosso la vecchia struttura da partito burocratizzato degli anni ’50 e provare ad evolversi secondo modelli organizzativi più leggeri e con linguaggi meno notarili. Per dirla con un esempio, sicuramente per coinvolgere le persone non basta più il classico volantino ciclostilato e verboso appeso in giro per le frazioni. Eppure sono sempre e solo quelle le strade che si percorrono.

Quali prospettive quindi per il PD locale, per quanto si vede oggi? Probabilmente l’unico orizzonte praticabile è quello di ottenere nel 2013 un risultato elettorale decente e portare qualche rappresentante in Consiglio per proporre un’opposizione tosta.

Chiedere di più oggi dalle urne a Sona appare irrealistico.


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