Italiani si nasce

ECCO LA PROPOSTA DEL PARTITO DEMOCRATICO

in aula alla Camera nel marzo 2012

 

Da diversi decenni, ormai, l’Italia non è più un paese di grande emigrazione. È vero invece il contrario: siamo diventati un paese di immigrazione. Siamo noi l’America per tanti ragazzi, africani e asiatici, sudamericani e dell’Europa dell’Est.

In Italia, oggi, vivono oltre quattro milioni e mezzo di immigrati. Ci collochiamo subito dopo la Germania, accanto alla Spagna, come nazione a grande immigrazione (al 1° gennaio 2011 la popolazione straniera residente ammontava, secondo le statistiche ufficiali, a 4.570.317 persone).

Cosa questo significhi lo sanno bene gli imprenditori del Nord, per i quali l’immigrazione legale è una risorsa preziosa.

Lo sa lo Stato, considerando che 3 milioni e 300 mila immigrati hanno presentato regolare dichiarazione dei redditi.

Lo sanno le banche, visto che il 70% dei lavoratori stranieri ha aperto un conto in una agenzia italiana.

Cosa può rappresentare l’immigrazione lo sanno i milioni di famiglie che riescono a prendersi cura dei propri cari, di persone anziane non autosufficienti, grazie al lavoro e all’affetto di badanti straniere.

E lo sanno i nostri figli e i nostri nipoti, che a scuola, come compagni di banco, ogni giorno di più hanno bambini che sono originari di un altro paese e che magari hanno un colore differente dal loro o un’altra religione. Bambini che però parlano la stessa lingua, tifano per la stessa squadra di calcio, sognano di fare le stesse cose quando saranno grandi.

 

In sintesi:

BAMBINI ITALIANI DALLA NASCITA

– se uno dei due genitori risiede legalmente in Italia da almeno 5 anni

– se uno dei due genitori è nato in Italia e vi risiede legalmente da almeno 1 anno

 

RAGAZZI ITALIANI DALLA MAGGIORE ETA’

– se il ragazzo straniero è nato in Italia o vi è entrato prima di compiere 5 anni

– se il ragazzo straniero ha trascorso in Italia il periodo decisivo per la sua formazione

 

IN OGNI CASO

la cittadinanza italiana sarà concessa solo se richiesta


Sulle dimissioni di Di Stefano e Giovanzana

Le recenti dimissioni del Vice Sindaco Gaspare Di Stefano e del consigliere Alberto Giovanzana ci inducono a reazioni contrastanti.

La prima è senza dubbio positiva. Stiamo pur sempre parlando di “avversari politici” e queste dimissioni non fanno altro che confermare una spaccatura all’interno della maggioranza che si trascina da tempo.

Ma ci si ferma qui.

Il quadro che ne esce, da qualsiasi punto lo si guardi, risulta preoccupante.

Preoccupante è la situazione che si prospetta per i servizi sociali perché, nonostante le critiche che più volte abbiamo rivolto a Di Stefano, all’ex assessore va riconosciuta una certa sensibilità e un’indubbia competenza che, con tutto il rispetto per chi lo sostituirà, difficilmente possiamo trovare in qualche collega di Giunta. Mancanza che si farà ancor più sentire se teniamo conto del vuoto venutosi a creare in seguito alla partenza della responsabile dei Servizi Sociali dott.ssa Rizzi.

Perdiamo inoltre l’unico degli assessori che in questi tre anni, in occasione della decisione sul futuro delle farmacie, ha davvero cercato il dialogo con le minoranze, ascoltando le varie critiche, le osservazioni ed i suggerimenti delle minoranze, non limitandosi a quella “collaborazione” di facciata della quale si vantano altri membri della maggioranza.

Infine, ma non certo meno importante, dobbiamo rendere il giusto merito al Vice Sindaco per l’impegno profuso nel 2011 in occasione dei festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Dubitiamo che senza la sua presenza, con un Sindaco leghista, a Sona l’anniversario sarebbe stato ricordato nello stesso modo.

Ma c’è dell’altro a peggiorare la situazione. Le dimissioni portano il Comune in una situazione precaria non tanto per la stabilità della maggioranza, ma per la debolezza dei suoi componenti. L’uscita di scena di Di Stefano, oltre a quella di Giovanzana, fa venir meno la figura più forte del PDL in Giunta, l’unica che sembrava poter contrastare lo strapotere della Lega.

Ne consegue che il PDL ne esce fortemente indebolito; perde due persone importanti, mentre i due nuovi Consiglieri subentrati al posto dei dimissionari sembrano essere entrambi di area leghista.  Il maggior potere acquisito dalla Lega farà sì che molti, che fino a ieri erano iscritti al PDL o ad altre forze politiche, ora cercheranno di entrare nella Lega o passando dalla porta principale o dalla finestra, associandosi a qualche lista civica ad essa collegata.

E tutto questo porterà ad un appiattimento del confronto politico.

Come PD, in previsione delle elezioni comunali del 2013, stiamo già lavorando per costruire un’alternativa a questa maggioranza,cercando di coinvolgere persone e lavorando con tutte le forze politiche e sociali, che vogliono dare una vera svolta al modo di amministrare il nostro Comune.

 

File del comunicato


Osservazioni per la Panorama e la Mandolara

Dal link pubblicato di seguito potete scaricare la comunicazione che i tre consiglieri de L’Incontro hanno inviato al Sindaco di Sona con le considerazioni e le osservazioni sull’accordo di programma stipulato dal Comune di Sona con le società “Panorama” e “Mandolara”.

 

osservazione31-01-12


La linea del PD per le riforme

Riportiamo parte dell’intervista rilasciata dal segretario nazionale del Pd, Pier Luigi Bersani, a Goffredo De Marchis (oggi su La Repubblica è a pag. 14).

Pier Luigi Bersani non vuole staccare la spina al governo Monti. “Semmai attaccarla meglio. Non vorrei che lasciando passare uno strappo dopo l’altro ci trovassimo in una situazione complicata e ci fosse un cortocircuito“. Lo preoccupa la nascita di un “nuovo sport. Quello per cui dietro la copertura di un formale sostegno all’esecutivo ci sia la convergenza tra chi insulta Monti come la Lega o Scilipoti e il Pdl. Questa è una presa in giro“.
E se le prese in giro continuano? “Ribadiamo a tutti gli interlocutori la nostra scelta di appoggiare un governo che abbiamo voluto in nome dell’Italia prima di tutto. Anzi, anticipo il nostro nuovo slogan: Italia bene comune. Non pretendiamo che il governo di impegno nazionale assuma il 100 per cento delle nostre proposte. Ma il punto è non aprire un fossato tra l’esecutivo e l’opinione pubblica. Se passa l’idea che si può allungare l’età pensionabile di un infermiere di 4 anni ma non si possono toccare notai, banche e titolari di farmacie si crea un problema serio. Lo dico per dare forza al governo non per indebolirlo. Stia attento alle trappole“. Rai, responsabilità civile dei giudici e liberalizzazioni. Sono questi i temi? “La vicenda della Rai è grave non solo per le ultime nomine ma anche per certe frasi che sento pronunciare ad autorevoli esponenti del Pdl. Del tipo “un intervento del governo sull’azienda sarebbe illegittimo”. Ma scherziamo? È una roba surreale. Una società interamente pubblica può e deve essere sottoposta a un intervento legittimo del governo. Per cambiare la governance di un’azienda oggi ingestibile. Mi danno dell’arrogante perché dico queste cose ma io non chiedo niente. Voglio solo una guida aziendale vera e spoglia dei condizionamenti che stanno uccidendo la Rai”. Giustizia. “Si parte con una posizione formale del governo e una del Pdl, che dice di essere d’accordo. Poi vedo applausi a scena aperta per un emendamento della Lega su un tema delicatissimo come quello della responsabilità civile. Che va affrontato ma non in quei termini. A quel voto va posto rimedio. E aggiungo: siccome abbiamo le orecchie lunghe sento che attorno al decreto liberalizzazioni si muovono meccanismi della vecchia maggioranza Pdl-Lega per indebolirlo. Invece noi vogliamo rafforzarlo perché l’effetto sulla vita dei cittadini risulti visibile“. Troppe carezze di Monti al Pdl visto che sono la maggioranza uscente? “Non credo. Se fosse così è chiaro che sarebbe un errore. Il Pdl ha molte più responsabilità delle nostre per come si è arrivati all’emergenza conclamata in cui ci troviamo. Loro, a maggior ragione, non possono ottenere il 100 per cento“. I ministri e il premier non riescono a sottrarsi dalle battute sull’articolo 18. L’ultima è del ministro Cancellieri. Le dà fastidio? “Qualcosa si potrebbe rimproverare, ma so bene che alle domande si risponde. Il punto è un altro: come mai la nostra discussione pubblica è inchiodata da anni su questo punto e non si sposta il riflettore su come creare lavoro?“.Lo ha detto a Monti? “Conosco il pensiero del presidente del Consiglio e so che per lui la questione è molto più complessa della frase sulla monotonia. Ma è vero che alcune dichiarazioni sembrano protrarre il dibattito ideologico degli ultimi anni, cioè del governo Berlusconi e questo è un male. Guai se il Paese avesse la percezione che non stiamo parlando di lui. Guai se nei prossimi mesi ci fosse una spaccatura sulle regole che sono solo una parte del problema“. Ma all’articolo 18 ci arriverete. “I partiti non possono permettersi di accendere fuochi. Noi stiamo zitti e non interferiamo su questo tema. C’è un tavolo del governo con le parti sociali. Accetteremo qualunque accordo nato in quella sede. Abbiamo le nostre proposte innovative che non toccano l’articolo 18. Ma non escludiamo perfezionamenti nella sua gestione a cominciare dai percorsi giurisdizionali. Con un’accelerazione dei processi per esempio. Ma vorremmo rivoltare l’agenda partendo dalla domanda: come si crea un po’ di lavoro? Abbiamo qualche idea. Primo: i pagamenti. Siamo dentro a una moria di piccole imprese perché non paga più nessuno. Secondo: allentare il patto di stabilità per sbloccare gli investimenti dei comuni. Terzo: puntare sulla green economy per la quale si possono attivare risorse private“. Siete tentati da un patto Pdl-Pd sulla legge elettorale? “Per me la premessa è che bisogna parlare con tutti. Le forze che sono in Parlamento e quelle fuori. Ci interessa una legge che pacifichi il Paese e venga riconosciuta da molti non da pochi. Non mi interessa invece un uso strumentale della riforma dove due soggetti lasciano fuori gli altri. Il Pd non è disponibile“. E così si possono fare legge elettorale e riforme costituzionali? “La priorità è cancellare il Porcellum, toglierlo di mezzo. Anche qui il Pd ha la sua proposta ma è assolutamente flessibile a discutere fatti salvi alcuni paletti. Sento che Bossi dice “non si tocca nulla”. In questo modo torniamo al nuovo sport di cui parlavo prima. Se scattano istinti di vecchia maggioranza ci teniamo il Porcellum. Ma questo è un punto dirimente“. Che può mettere in discussione il governo? “Un punto che porterebbe a un confronto politico molto acceso“. Il caso Lusi riapre la questione morale nel Pd? “Sulla vicenda in sé il Pd non sa nulla e non c’entra nulla”. Ma Lusi è un senatore del Pd. “Il Pd nasce senza patrimoni e senza debiti altrui. Con bilanci certificati. Di una persona iscritta al partito coinvolta in casi giudiziari si occupa la commissione di garanzia“. Troppi soldi ai partiti dal finanziamento pubblico? “Andiamo a vedere come viene finanziata la politica negli altri Paesi europei e adeguiamoci ai migliori parametri“. Scopriremo che gira più denaro o meno? “A occhio direi la stessa quantità. Con delle voci singole da modificare come si è fatto per i parlamentari colpendo vitalizi e rimborsi delle spese. È necessario che i bilanci siano certificati dalla Corte dei conti, modificare i meccanismi che consentono di sopravvivere anche ai partiti estinti ed evitare che nascano gruppi parlamentari di sigle che non si sono presentate alle elezioni“. In Italia però c’è stato un referendum che ha abolito il finanziamento. “Ricordo che già dieci anni prima di Pericle si riconobbe il fatto che l’attività politica va sostenuta se si intende avere una democrazia“. Il caso Lusi viene affiancato al cosiddetto sistema Penati, al finanziamento occulto dei Ds. “Io penso solo al Pd. Le calunnie non le leggo nemmeno. Passo tutto agli avvocati per le querele“. Quando farete le primarie per il candidato premier? “Intanto faccio notare che senza polemiche e sotto la neve stiamo organizzando le primarie per le amministrative dappertutto. Faremo anche quelle nazionali. Il percorso è il solito: il patto di coalizione e qualche mese prima dell’appuntamento elettorale, né troppo presto né troppo tardi, le primarie“. E se le riforme del governo Monti avessero bisogno di una grande coalizione per continuare a sostenerle? “Non si può andare in campagna elettorale proponendo governissimi. Anzi. Lo stesso percorso di certe leggi che stiamo approvando adesso ci dice che una vera opera di riforme e di ricostruzione devi farla chiedendo un impegno al corpo elettorale. Solo così e con una maggioranza stabile si può andare avanti con un progetto riformatore. La prova l’abbiamo avuto negli anni dal ’96 al 2001, gli anni in cui sono state fatte più riforme“.


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